di Salvo Barbagallo
Catalogna amata da tutti gli europei e non solo, lasciata sola dall’Europa e non solo, si è avviata con la dichiarazione d’Indipendenza verso un cammino ignoto che, purtroppo, per certi aspetti appare “prevedibile”, vista la determinazione del premier spagnolo Mariano Rajoy a usare già la “materia” forte con l’applicazione “pratica” delle norme dell’articolo 155 della Costituzione. E già Rajoy ha assunto le funzioni e i poteri del presidente della Generalitat catalana destituendo il Governatore Carles Puigdmeont, commissariando il Parlamento, mentre il comandante dei Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero, è stato rimosso con un ordine del ministero degli Interni spagnolo, anche se il governo catalano aveva provveduto a sostituire Trapero dal commissario superiore dei Mossos d’Esquadra, Ferran Lopez. Josep Lluis Trapero è accusato di “sedizione” dalla magistratura spagnola per le manifestazioni a Barcellona del 20 e 21 settembre. Insieme a lui sono indagati per lo stesso reato i presidenti delle due principali organizzazioni della Società Civile Indipendentista, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, che sono stati arrestati il 16 ottobre scorso. Mariano Rajoy non pone alternative: coloro che nella Generalitat catalana si rifiutassero di cedere le proprie funzioni incorrerebbero nel reato di usurpazione di funzioni pubbliche. La Procura generale spagnola sta mettendo a punto l’incriminazione per il reato di sedizione contro gli autori della dichiarazione di indipendenza approvata dal Parlament catalano e prenderà provvedimenti da lunedì prossimo.
Oggi (28 ottobre) in una fase di convulsa evoluzione degli eventi, il “destituito” presidente della Catalogna Carles Puigdmeont con una dichiarazione istituzionale, ha invitato i Catalani alla “opposizione democratica all’applicazione dell’articolo 155″ della Costituzione spagnola, una aggressione premeditata alla volontà espressa dai catalani. Non dobbiamo mai abbandonare l’atteggiamento civile e pacifico. Non vogliamo la ragione della forza, non noi: continueremo a lavorare per un paese libero, con meno ingiustizie. Dobbiamo preservarci da repressione e minacce In democrazia sono i parlamenti che eleggono o destituiscono i presidenti: pazienza, perseveranza e prospettiva e non rinunciare mai ad un comportamento civico e pacifico. La nostra volontà è continuare a lavorare per rispettare i mandati democratici e allo stesso tempo cercare la massima stabilità e tranquillità, comprendendo le difficoltà logiche che un obiettivo di questo tipo comporta”.
Dal canto loro i Mossos d’Equadra dichiarano che continueranno a lavorare normalmente: “Proteggere e garantire la sicurezza delle persone è la nostra priorità”.
La situazione, come detto, scorre sul filo dell’imprevedibilità/prevedibile, tenendo nel debito conto che per ovvi motivi la Spagna, nel suo complesso di “collettività” non è di certo favorevole all’Indipendenza della Catalogna. Manifestanti in piazza a Madrid hanno urlato “Puigdemont in prigione”: migliaia di persone si sono radunate nella piazza Colon sventolando bandiere spagnole, per difendere l’unità del Paese e la Costituzione. La manifestazione è stata organizzata dalla Defensa de la Nación Española (Denaes.
In questo clima è possibile l’arresto di Carles Puigdemont per ordine della giustizia spagnola, arresto che potrebbe scattare forse nella giornata di lunedì. La Procura dello Stato spagnolo infatti presenterà lunedì contro il Governatore destituito e contro il Governo catalano una denuncia davanti al Tribunale supremo per sedizione e ribellione, chiedendo le misure cautelari.
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